capillarità come funziona un albero

Come funziona un albero (quarta parte): la risalita per capillarità e le conseguenze costruttive

Continua il ciclo di articoli dedicati al funzionamento dell’albero. Nell’ultimo articolo abbiamo parlato di anisotropia dal punto di vista strutturale.

Questa settimana vediamo come questa caratteristica influenza la durabilità e come possiamo tenerne conto quando progettiamo una struttura in legno.

Facciamo sempre riferimento all’esempio del mazzo di cannucce e immaginiamo di doverle riempire d’acqua versandola dall’alto come fossero dei bicchieri.  

Scansione di un abete bianco

Immagine al microscopio elettronico a scansione di legno di abete bianco (fonte CNR IVALSA)

Qual è la direzione in cui posizionare le cannucce per riempirle velocemente versandovi sopra dell’acqua? Ovviamente quella verticale.

Per mantenere sano il legno il problema è chiaramente l’opposto, ovvero tenere lontana l’acqua. 

Per approfondire in merito leggi anche: fondazioni case in legno, come risolvere i problemi di infiltrazione?

Inoltre per il legno vale anche il fenomeno della capillarità, in quanto i vasi hanno diametri molto picccoli e di conseguenza tenderanno a riempirsi anche dal basso oltre che dall’alto.

Un esempio che dimostra questo fenomeno è il classico esperimento della pianta che assorbe l’acqua colorata per capillarità: chi non ha mai provato a farlo?

pianta assorbe acqua per capillarità

Allo stesso modo il legno assorbe l’acqua per capillarità.

Operativamente il progettista dovrebbe quindi preoccuparsi di proteggere le teste delle travi e dei pilastri ogni qual volta esiste la possibilità che possano andare a contatto con l’acqua.

Il caso più chiaro è l’appoggio a terra del pilastro in legno.

Ecco un esempio di pilastro correttamente sollevato dal terreno e dalla piastra di appoggio che permette l’aereazione.

pilastro correttamente progettato

Se accuratamente progettato garantisce al pilastro una lunga vita, altrimenti si va incontro a rapido deperimento.

Ora, invece, vediamo un esempio di appoggio errato e fortemente compromesso.

esempi di pilastri mal progettati

Quando si progetta e si realizza un pilastro in legno o una qualsiasi struttura in legno che si appoggia a terra è fondamentale che la testa dell’elemento sia staccata da terra di almeno qualche centimetro; in questo modo, l’acqua non può ristagnare e il legno rimane all’asciutto.

Ma se il caso del pilastro è il più immediato, ci sono molti altri punti che necessitano di adeguata protezione per salvaguardarsi da questo fenomeno. Basta rispettare la legge delle 4D.

Ne vediamo alcuni di seguito.

Gli sporti di copertura andrebbero sempre sagomati in modo da non offrire la testa alla pioggia battente. Ecco un esempio di sagomatura eseguita correttamente.

sagomatura corretta in legno

Qui sotto, invece, un esempio di sagomatura insufficiente.

sagomatura legno insufficiente

Foto di archivio Arch. Franco Laner

Nel caso dell’immagine di seguito, la grossa trave lamellare è destinata ad un rapido degrado.

trave lamellare mal eseguita

Foto di archivio Arch. Franco Laner

Anche i piccoli elementi andrebbero protetti.

Vediamo ora un esempio di protezione di antica ma efficace concezione. 

protezione piccoli elementi

Continuate a seguire il nostro blog per non perdere i prossimi articoli dedicati al funzionamento del materiale legno.

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2 commenti

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  1. […] È atipico in quanto anisotropo e non omogeneo. […]

  2. […] dei nemici maggiormente conosciuti del legno è l’acqua, che negli edifici in legno può infiltrarsi dalle pareti, dalle fondazioni o anche dagli impianti, come abbiamo visto in diversi articoli […]

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